TESCHI&Co

CON SIGNIFICATI MUTEVOLI E NON SEMPRE NEGATIVI, IL SIMBOLO DEL TESCHIO ACCOMPAGNA DA MILLENNI L’EVOLUZIONE SOCIALE E SPIRITUALE DELL’UOMO. MORTE E PERICOLO MA ANCHE CORAGGIO E SLANCIO.

Diffuso in tutto il mondo e legato a qualsiasi cultura, il simbolo del teschio trova fertile e diffusa applicazione nell’ambito delle moto. Lo si vede spesso su magliette, adesivi, caschi, poster di eventi e festival, film e tanto altro materiale motociclistico. Perché? Intanto perché è legato a tutte quelle attività con componente acrobatica e rischiosa, come il surf, lo skate, bmx e mtb, il motocross, ecc. Comprensibile, ma tutto qui? No, a vederla ancora da più lontano, il simbolo del teschio ha origini antiche, significati mutevoli e sviluppi curiosi. Tralasciando quelli religiosi ed esoterici, il significato immobile e comune, che corre lungo tutte le sue raffigurazioni, è la morte. Memento mori. Fin qui ci si arriva facilmente. Con un doppio salto carpiato, ci si ribalta passando a significati positivi, quasi solari: dalla morte allo sprezzo di questa, all’esaltazione del pericolo, all’accettazione del destino, fino all’indifferenza della mortalità. Con lo sfoggio del tetro emblema si rifiuta l’inattività e la contemplazione del fato, lanciandosi nell’azione, nel fare. Il simbolismo cambia da accettazione del destino a determinazione di raggiungere un obiettivo costi quel che costi. Anche se il prezzo fosse la morte, appunto.

Il Jolly Roger dei pirati manifestava la loro spavalderia, la poca importanza che davano al destino, l’intenzione a “non dar quartiere”. Nessuna tregua, fino alla vittoria finale. Sventolare il teschio bianco con le tibie incrociate su fondo nero (ma anche rosso, come il sangue) era una primitiva forma di guerra psicologica. Spesso inalberare Jolly Roger su bandiera nera spingeva gli avversari alla resa senza combattere. Se ciò non accadeva, si alzava la versione rossa, nessun prigioniero.

In tempi più moderni il simbolo della pirateria ha mantenuto i suoi significati di spavalderia e sprezzo del pericolo, ma anche crudeltà e minaccia, a seconda dei contesti. Universale e con significati mutevoli, derivazioni militari e guerresche, culturali, politiche, religiose. Usato dagli arditi italiani nella prima guerra, dai nazisti nella seconda, da diversi movimenti anarchici di inizio secolo, ma anche da tanti motociclisti appartenenti a bande delinquenti o a squadre sportive, dalla Royal Navy britannica e dall’Aviazione della marina militare statunitense, dagli Ussari, dalle destre estreme e dal socialismo, nei culti pre-colombiani e nel cristianesimo. Bandiera della Sea Shepherd, l’organizzazione per la salvaguardia degli ambienti marini. Logo della Powell Peralta, produttore californiano di skateborads dal 1978. Sfoggiato sul casco da Guy Martin. Sono infinite le ideologie, i gruppi e le posizioni che adottano il teschio come loro simbolo.

Un curioso episodio spiega bene lo spirito che sta dietro questa simbologia: intorno al 1900, nelle varie marine militari di tutto il mondo, si affacciarono i primi sommergibili. Arthur Wilson, ammiraglio della Royal Navy, storse il naso. Questi cosi non erano nello stile inglese, secondo lui erano “scorretti e infidi”. Si lanciò in una campagna contro queste unità cercando di convincere i suoi colleghi che tutti gli equipaggi dei sommergibili catturati dovessero essere trattati come pirati e impiccati. Nel 1914 arrivò la risposta di Max Kennedy Horton (comandante, ammiraglio e infine Sir). Al rientro in porto dopo un attacco in cui affondò una corazzata tedesca, Horton innalzò Jolly Roger sul suo sommergibile. E così fece dopo ogni pattugliamento vittorioso. Altri sommergibilisti inglesi lo imitarono. Si sviluppò una serie di regole, con diversi simboli, lettere, colori, barre, affiancati al teschio. Oggi il teschio è il simbolo dei sommergibili della marina britannica.

In conclusione appare chiaro perché anche la cultura motociclistica si sia appropriata di questo emblema e spesso ne faccia una specie di “portafortuna”, ricollegandosi anche alle maschere demoniache giapponesi. Il demone spaventa altri demoni. Il teschio scaccia il male, le fatalità e gli incidenti, proprio perché li raffigura.


Testo e disegni di Gianpaolo Bertoncin, dalla rubrica The Junkers sul n.59 di Ferro Magazine, Maggio 2021.

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